Lei era lì, seduta come sempre sul pontile, i suoi piedi nudi dondolando giocavano a sfiorare l'acqua di quel magnifico lago. Lo specchio naturale sotto di lei, rifletteva il suo viso stupendo ancora una volta, anche la natura di quel paesaggio incontaminato restava soavemente in silenzio al cospetto di tale bellezza.
Negli occhi leggermenti umidi, un turbinio di emozioni miste inseguivano pensieri in un giro di giostra senza fine. Orchiedea fissa con lo sguardo nell'acqua fisicamente era lì, ma la sua interiorità complicata sembrava quasi che si fosse immersa in quelle acque del lago per trasformarsi in un delfino e riemergere in qualsiasi oceano del mondo, ovunque volesse, quasi come se cercasse di evadere da se stessa e dal pontile sul lago.
Io ero li ad osservarla in silenzio, era come se ogni qual volta i miei occhi si posassero su di lei, l'orologio tornasse indietro dove tutto era iniziato, al principio, il primo e indescrivibile sguardo.
L'avevo amata dal primo momento e per quanto non volessi pensarci, grazie a lei avevo intrerpretato il significato della mia esistenza: AMAVO LA VITA PERCHE' MI AVEVA DATO LEI, ED ODIAVO LA MORTE PERCHE' UN GIORNO MI AVREBBE PORTATO VIA DA LEI.
Udi il rumore dei miei passi che scricchiolavano sulle assi di legno. Vedevo solo le sue spalle piccole e dalle curve soffici, i suoi lunghi capelli neri le coprivano parte della schiena nuda, schiena che mille e più volte avevo sfiorato con la delicatezza del bacio della seta e allo tempo stesso tenuta nella mia morsa quando il vortice della passione sfrenata ci portava alla deriva nella lussuria di una tempesta.
Immortalai il momento che si voltò verso di me, i capelli danzarono nel vento come farfalle intorno ad un fiore, i suoi occhi sembravano riempirsi di tutta la profondità del lago e dell'immensità che ci circondava, tutto intorno...
Ancora una foro scattata dai miei occhi e custodita nell'album della mia mente.
un album mai pieno di lei e delle sue infine sfumature, un arcobaleno visibile anche con il chiaroren della luna.
Mi sorrise con quel suo modo di fare unico, inarcando dolcemente la testa nelle spalle e disegnando sul viso piccole fossette.
Mi invitò a sedermi al suo fianco, i miei occhi si riempirono di lei e i suoi di me.
Restammo in silenzio, conoscevo ogni centimetro del suo corpo, ma vederla seminuda al chiarore dell'alba invitò i miei occhi in un viaggio lungo pochi attimi ma lentamente piacevole.
Amavo tutto di orchidea, dal suo corpo di violino, alla sua anima intricata come labirinti, dai suoi profumi ai suoi odori.
Si morse il labbro invitandomi ancora una volta in un bacio ARDENTE COME IL SOLE E PROFONDO COME LA NOTTE...
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