Oggi siamo liberi come uccelli, possiamo viaggiare, esprimerci con la parola, usare le forme d'arte come messaggio universale, avere credi religiosi diversi.
Tutto questo si da per scontato.
Ho vissuto qualche giorno in una città come Berlino, un luogo per certi versi surreale, uno screensave a colori in un televisore degli anni 50.
Una città grigia, ribelle ma che porta ancora dentro le ferite e i segni delle catene.
Vedi un muro, piccoli spicci di quello che un tempo era una linea di orizzonte dove i sogni si perdevano nel nulla.
Quante famiglie divise, quanta sofferenza, amori tagliati in due, figli e genitori mai più ritrovati, amici dispersi, sono solo esempi.
Il nazismo e il clima di terrore, le atrocità della guerra, il genocidio degli ebrei...ricordano quanto è cattivo l essere umano.
Dovevo vivere con i miei occhi e percepire di persone certe sensazioni.
Questa città mi è rimasta dentro avendola vissuta di giorno come fotografo silenzioso con lo sguardo riflessivo.
In quei momenti mi sono reso conto di avere anche io un muro dentro, nella testa che mi divide in due, mi spacca dall'interno.
Sono libero, ma ricordo di esserlo solo quando viaggio, quando sono uno sconosciuto che vede dei luoghi per la prima volta in questa vita.
Una donna guardandomi negli occhi mi disse una sera di tanti anni fa su un muretto in Sicilia, "il vento non lo puoi fermare in un posto, accarezza il mare e se ne va portandosi con se il profumo di quei luoghi di passaggio"
A 22 anni ti fai una risata su....a quasi 30 ci rifletti un po'.
Forse è questa la mia strada, la solitudine per essere vento.
Continuerò il mio viaggio, l'uomo è la valigia, perché questa è l'unica cosa che mi fa sentire veramente vivo oggi.
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