giovedì 29 maggio 2008

"Il pontile"-----parte prima------

Lei era lì, seduta come sempre sul pontile, i suoi piedi nudi dondolando giocavano a sfiorare l'acqua di quel magnifico lago. Lo specchio naturale sotto di lei, rifletteva il suo viso stupendo ancora una volta, anche la natura di quel paesaggio incontaminato restava soavemente in silenzio al cospetto di tale bellezza.
Negli occhi leggermenti umidi, un turbinio di emozioni miste inseguivano pensieri in un giro di giostra senza fine. Orchiedea fissa con lo sguardo nell'acqua fisicamente era lì, ma la sua interiorità complicata sembrava quasi che si fosse immersa in quelle acque del lago per trasformarsi in un delfino e riemergere in qualsiasi oceano del mondo, ovunque volesse, quasi come se cercasse di evadere da se stessa e dal pontile sul lago.
Io ero li ad osservarla in silenzio, era come se ogni qual volta i miei occhi si posassero su di lei, l'orologio tornasse indietro dove tutto era iniziato, al principio, il primo e indescrivibile sguardo.
L'avevo amata dal primo momento e per quanto non volessi pensarci, grazie a lei avevo intrerpretato il significato della mia esistenza: AMAVO LA VITA PERCHE' MI AVEVA DATO LEI, ED ODIAVO LA MORTE PERCHE' UN GIORNO MI AVREBBE PORTATO VIA DA LEI.
Udi il rumore dei miei passi che scricchiolavano sulle assi di legno. Vedevo solo le sue spalle piccole e dalle curve soffici, i suoi lunghi capelli neri le coprivano parte della schiena nuda, schiena che mille e più volte avevo sfiorato con la delicatezza del bacio della seta e allo tempo stesso tenuta nella mia morsa quando il vortice della passione sfrenata ci portava alla deriva nella lussuria di una tempesta.
Immortalai il momento che si voltò verso di me, i capelli danzarono nel vento come farfalle intorno ad un fiore, i suoi occhi sembravano riempirsi di tutta la profondità del lago e dell'immensità che ci circondava, tutto intorno...
Ancora una foro scattata dai miei occhi e custodita nell'album della mia mente.
un album mai pieno di lei e delle sue infine sfumature, un arcobaleno visibile anche con il chiaroren della luna.
Mi sorrise con quel suo modo di fare unico, inarcando dolcemente la testa nelle spalle e disegnando sul viso piccole fossette.
Mi invitò a sedermi al suo fianco, i miei occhi si riempirono di lei e i suoi di me.
Restammo in silenzio, conoscevo ogni centimetro del suo corpo, ma vederla seminuda al chiarore dell'alba invitò i miei occhi in un viaggio lungo pochi attimi ma lentamente piacevole.
Amavo tutto di orchidea, dal suo corpo di violino, alla sua anima intricata come labirinti, dai suoi profumi ai suoi odori.
Si morse il labbro invitandomi ancora una volta in un bacio ARDENTE COME IL SOLE E PROFONDO COME LA NOTTE...
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venerdì 9 maggio 2008

Le mie paure


Stasera sono in un angolo, come un pugile con la guardia alta che evita di prendere pugni da qualsiasi parte, il fiato è pesante e le braccia fanno fatica a restare su. Il viso è risentito dai colpi, gli zigomi pure, il cervello corre e non si ferma corre come cavalli selvaggi.
Stasera apro con una metafora e chiuderò con una metafora.
Nel blog parlo molto della morte, (tranquillizzatevi non è un preallarme di un possibile suicidio).
Perché parlo di lei?
Perché ogni giorno che passa mi rendo conto che dei perché della vita lei è una delle poche che può dare risposte precise e sensate.
Risposte che non chiamano altre domande in un ciclo infinito.
La morte esiste perché come in tutte le cose dobbiamo mettere un punto.
Ammettere che è un periodo di "instabilità emotiva più del solito" non ci vuole molto a capirlo.
Mi sveglio un mattino vado a fare un colloquio e mi sento da Dio dopo un piacevolissimo e inusuale colloquio di cui mi auguro avrà l'esito che desidero.
Mi ritrovo a camminare nel centro direzionale alzando la testa palazzi di vetro enormi che sembrano baciare il cielo e noi piccoli esseri che sfrecciamo veloci più del vento nei miei capelli ribelli.
Poi il giorno dopo ricadi in depressione perché crei una trama bellissima di un nuovo romanzo....
ne parli con la persona che ami di più al mondo e lei è entusiasta....
(Nel romanzo muore la madre del protagonista ma è dannatamente avvincente e reale come trama...) ecco la mia più grande paura....
perdere la persona che amo di più al mondo.
Anche se fortunatamente in famiglia tutti stiamo bene, è un periodo che sto pensando che la mia più grande paura è proprio questa perdere le persone che amo di più della mia stessa vita e ritrovarmi solo....(gli amici esistono e ci sono, ma sono quelli che possono reggerti solo la spugna in un incontro di boxer ma che non sanno quando buttarla nel ring se stai per perdere tutto)....
E' un periodo dove mi analizzo più del solito e che guardo il mondo ai raggi X, quasi come se volessi trovare la più piccola fragilità umana per sfiorarla con le mani e confrontarmici con essa.
Vorrei solo che le cose girassero meglio "una giornata senza sorrisi è una giornata non vissuta".
E' allucinante con quanta facilità il mio stato d'animo ballerino si alterna, sembro quasi come il SIGNOR MICAWBER personaggio del romanzo "David Copperfield di Dickens".
Ho bisogno di innamorarmi forse, di sentirmi vivo.
Ho bisogno di tornare a lavorare ma questa volta in qualcosa in cui credo e amo veramente.
Ho bisogno di ritrovare il mio migliore amico che ultimante non ha più quel sesto senso (anche lui ha i suoi problemi).
Ho bisogno di un colpo di fortuna per dare energia alla mia famiglia e far schiattare invidie e malelingue.
Ho bisogno di non piangermi più per la famosa maledizione da scrittore nichilista che da anni non riesce a scrivere il "romanzo definitivo".
Ma sopratutto ho bisogno di sentirmi vivo come il 10 agosto del 2005.
Se non mi sarò dato fuoco per bruciare con le stelle e non avrete trovato le mie ceneri nel vento e nel mare....allora state tranquilli domani sarò ancora qui...
Passo e chiudo.