sabato 14 giugno 2008

Il mondo in una stanza....terza parte




L'orologio ovale appeso al muro non batteva. Il suo cuore era fermo e le lancette avevano smesso di rincorrersi in un giro infinito.
La stanza era buia. La luce fioca della luna, solo lei baciava il lenzuolo bianco disteso sul letto squarci di luce bianca penetravano dalla persiana lasciata aperta.
Persino la città dormiva, il silenzio era onnipresente ma non in quella stanza.
Fissavo la soffitta, sempre più assuefatto, assistevo impotente i miei pensieri che prendevano forma.
Li vedevo indossare ali e danzare davanti ai miei occhi, fotogrammi che mi ricordavano un solo paio di occhi, un solo sorriso, una sola lolita, la mia lolita.
Mi ricordavano cosa cercasse la mia anima e non avevo il coraggio di voltarmi al mio fianco.
Non ero solo nella stanza e lì distesa al mio fianco c'era lei o meglio il ricordo della sua presenza.
Aveva lasciato quelle quattro mure quando ancora l'orologio appeso al muro batteva forte, incessamente.
L'ultima volta che mi svegliai all'alba, di lei nessuna traccia, solo un petalo del suo fiore sul cuscino impregnato dal suo profumo. Un messaggio che aveva fermato anche l'ora.
Il tempo era andato via con lei, lasciando in quella stanza ricordi e senzazioni destinate a non invecchiare.
Sfioravo il vuoto al mio fianco con il palmo della mano, avevo gli occhi chiusi e immaginavo di accarezzare le sue gambe nude, il suo ventre caldo disegnando circonferenze con l'indice intorno al suo ombellico.
Soffermarmi sul suo viso, esplorando il suo mento, i suoi zigomi, le arcate sopraccigliari.
Riviverla ancora nelle mie mani.
Tra le labbra trattenevo quel petato, lieve sapore di lei e gli occhi cominciavano ad umidirsi.
Sentivo l'anima quasi esplodere in un grido alato. Un grido destinato a cercarla li nel mondo di tutti i giorni, un mondo che della mia lolita, non conosce niente che vada oltre il suo aspetto fisico.
Amavo la mia bimba, in un corpo maturo ma amavo di lei anche la sua fermezza di donna acerba pronta a fiorire diventando matura.
Sapeva del mio amore e giocava con il mio cuore come una bimba che sorride seduta su un altalena.
Sapeva che l'avrei cercata ovunque il mondo l'avesse portata, in qualsiasi angolo della terra che avesse avvertito la sua fraganza.
Ma ero solo in quel momento nella stanza dei nostri incontri, luogo di complicità passionale come l'estate e segreto come uno scrigno, nascosto in una stiva di una nave in fondo al mare.
Il telefono squillò due volte sussurandomi e strappandomi dal sogno a colori, ma vigliaccamente non alzai la cornetta.
La segreteria sul comodino si accese e cominciò a parlarmi.
“Ciao....so che ci sei....non cercarmi più....! Do un taglio con tutto e tutti, grazie per aver letto dentro di me....ma devo dare una svolta alla mia vita di adesso....ho un sogno da inseguire....”
La segreteria tornò in silenzio.
Ascoltai la sua voce fragile e vera ma a tratti fredda per assumere un tono distaccato.
Dovevo rivederla, provare a fermarla o cercarla in giro per il mondo, avevo ancora una cosa da dirle.....
Il luogo della telefonata era distante....ma per un amore vero e sviscerato come il mio anche danzare e cercarla tra le stelle diventava una passeggiata.......................................

.............................................................fine terza parte..........................................................................
dave

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