mercoledì 18 giugno 2008

contro il tempo....quarta parte.....

Il semaforo all'incrocio era arancione e la lancetta del contachilomentri era alta puntanto verso le stelle.
Correre aiutava a non pensare, con la visiera chiusa del casco tutto veniva lasciato all'esterno.
Avevo gli occhi fissi sulla strada e nn pensavo ad altro, il semaforo si avvicinava e io non esitai a fermarmi ne tanto meno ad ammorbidire la presa sulla manetta del gas.
Non mi importava di niente il rischio da quanto avevo conosciuto lei era diventato parte integrante della mia vita e correre il rischio di perderla era più importante del pericolo di perdere me stesso.
Non avevo niente al mondo per cui trattenermi dal seguire un sogno che andava via come l'asfalto sotto le ruote della mia moto, unica compagna di quella folla corsa.
La stazione era dall'altra parte della città e le strade brulicavano di vita, vita che non avrebbe avuto un senso se non l'avessi raggiunta ancora una volta.
Scheggiavo contro il vento driblando auto, lasciando nel portafoglio incollate alla patente tutte le norme di una corretta tenuta stradale.
Persino le luci urbane della città e le sfumature della luna sul mio casco nero scivolavano via come meterore in un cielo corvino senza stelle.
Corsi a piedi lasciando che il cuore mi soffocasse in gola e che il fiato diventasse pesante come pesante erano i secondi che scorrevano portandomela via....
Lei era lì ferma come me l'avevo immaginata seduta ad aspettare un treno che non era ancora arrivato per mia fortuna.
Aveva un viso stupendo di profilo, non mi aveva visto fermo sulle scale ad osservarla.
Prosegui verso di lei a passo lento come per convincermi di riprendere fiato mentre in realtà formulavo nella testa l'ordine delle cose che volevo dirle.
Erano tante ma in proporzione al tempo che avevo a disposizione sembravano infinite.
A pochi metri si voltò verso di me....spalancò gli occhi come i petali di una rosa che si aprono al mattino, incredula dell'essermi materializzato per l'ennesima volta.
<>.
Mi avvicinai senza dire niente e la strinsi a me a tal punto con tale energia quasi da soffocarla.
Non volevo lasciarla andare via.
Lei provò a liberarsi da quella presa, ma dopo alcuni attimi si lasciò andare tra le mie bracce come se non conoscesse posto migliore per ritrovare se stessa e sentirsi protetta dal resto del mondo.
La bacia come non avevo fatto ancora, un ultimo bacio un altro ancora.
Ricordo le sue labbra mordide ma la sensazione che provai per quei pochi attimi fù di indescrivibile bellezza e di un poetico abbandono.
Rinaqui di nuovo e morii al tempo stesso.
Le diedi una lettera e le sussurai tenendole ancora una mano stretta nella mia...TI AMO.
il treno era arrivato e pronto a portarla via da me proprio quando le avevo detto per la prima volta quelle due parole tanto blasonate e cercate dagli innamorati.
Era la mia prima volta e forse l'ultima.
Lei non disse niente, incredula guardo la lettera, i miei occhi e di nuovo la lettera.
I suoi occhi umidi avevano lasciato intuire che le orecchie aveva sussurato alla sua anima correttamente.
> le dissi.
Ero da solo nei suoi occhi il resto del mondo in quel momento per me nn esisteva.
Voleva dirmi qualcosa ma le chiusi le labbra con un dito dolcemente.
La lascia lì....voltandomi di spalle.
Accesi la moto e nonostante il ruggire del motore udii lo stesso il fischio del treno che partì portandosi via il motivo per cui avevo dato un senso ai gionri miei.
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dave
PS: non troverai nessuno che ti dedicherà pezzi con tanta passione....la tua indifferenza non merita la mia poesia.... come molte stelle di cartone non meritano il cielo e i desideri degli innamorati.

1 commento:

Mario Aneura ha detto...

SEI UN BASTARDO !!!
La frase "correre aiuta a non pensare" è fottutamente mia, mi plagi e non mi citi :.o(

Ciao